Per le spese funebri si può beneficiare di una detrazione del 19% per l’ammontare massimo di 1.550 euro, anche se sostenute per soggetti non fiscalmente a carico del contribuente e non legate da vincolo di parentela, a condizione che il pagamento sia stato effettuato con versamento bancario o postale o mediante altri “sistemi tracciabili”.
Tale limite resta fermo anche se le spese relative allo stesso defunto siano sostenute da più soggetti o il pagamento sia ripartito in più anni.
Gli ultimi cambiamenti che il Governo ha approvato risalgono alla manovra di bilancio 2016.
Il Governo ha quindi dato un segnale di cambiamento, ampliando la platea dei fruitori della detrazione fiscale a coloro che hanno speso i soldi (risolvendo così casi di decesso di un convivente o anche solo di casi diversi dalle persone indicate nell’articolo 433 del CC).
Si tratta di un intervento che va senz’altro a favore della cittadinanza, ma non è ancora in grado di incidere nel colpire l’evasione fiscale sia del settore funebre che di quello degli arredi tombali.
Come chiesto dalla quasi totalità delle Federazioni di settore funerario è necessario aumentare il tetto da 1.550,00 euro a circa 7.500,00 euro per il totale delle fatture ammesse in detrazione riguardanti un funerale. Semmai riconoscendo la detrazione per una percentuale di almeno il 50% di tali fatture.
La misura introdotta dal Governo è però un segnale di attenzione che incoraggia coloro che stanno da tempo chiedendo a gran forza al Governo di modificare la normativa in materia funebre e cimiteriale. Con questa modifica si stima che la detrazione per spese funebri passi dall’85% dei casi di funerali a valori superiori al 90%.