Fato. Destino. Coincidenza.
Quante volte usiamo queste parole raccontando un aneddoto della nostra vita. Niente di nuovo ed è dalla notte dei tempi che sentiamo l’esigenza di dare un volto al fato. Nell’antica Grecia veniva impersonificato in tre sorelle: Cloto, Lachesis e Atropo, le Tre Moire che filavano, svolgevano il filo e con rapido colpo lo recidevano inesorabilmente. Venivano chiamate anche Fatae da cui derivano le nostre moderne fate delle favole.
L’idea di poter avere sempre la possibilità di scegliere e agire senza costrizioni di sorta (quello che viene comunemente chiamato libero arbitrio) si è sempre contrapposto all’idea che ci sia un disegno già scritto prima ancora di venire al mondo, il così detto “destino segnato”. David Szalay nel libro “Tutto quello che è un uomo” scrive:
“…E pensa: è proprio così che funziona, col destino, capisci cos’ha in serbo per te quando è troppo tardi per rimediare. Per quello è il tuo destino – perché è troppo tardi per rimediare.
“Quindi è qualcosa che esiste solo a posteriori?” Domanda lei.
“Direi di sì”»
Per un approfondimento vi segnaliamo un interessante articolo su la Stampa di qualche anno fa (2011)